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Ottobre 2017

Recensione Ondarock – Andrea Chimenti canta David Bowie

600 611 admin

Recensione Ondarock – Andrea Chimenti canta David Bowie

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Andrea Chimenti canta David Bowie
2017 (Contempo Records) | rock, pop
di Marco Bercella

Dalla triste dipartita di David Bowie sino ad oggi, si è assistito a più di un misfatto in sua memoria. Piccoli misfatti – come ad esempio montare un servizio televisivo scippandone il testo a un ignaro redattore di OndaRock (l’emittente era Sky, e l’ignaro il sottoscritto), o sentire Baccini raccontare di non aver riconosciuto Bowie in un pub, con David che in compenso ha riconosciuto Francesco – e grandi scempi, che si sono per lo più abbattuti sul repertorio del Nostro da parte di musicisti noti (Madonna, ma l’elenco è lungo), e di altri meno noti che hanno preso troppo alla lettera il profetico “We can be heroes just for one day”. Se ne sono insomma lette, scritte e udite tante, e nel contempo si è infoltita a dismisura la schiera dei parvenu che sostengono di seguire l’Uomo delle stelle sin dai tempi di “Karma Man”, o giù di lì. Transeat.

Di fianco a costoro, invero numerosi e ancor più rumorosi, vi sono poche persone che non hanno sentito il bisogno di salire su alcun carro (funebre), ma che per tributarne il mito hanno dovuto semplicemente essere se stesse. Una di queste è Andrea Chimenti, così insospettabile da essere partito con i live, di cui questo disco è il frutto, alcuni mesi prima della morte della grande

leggenda del rock, e ancor più insospettabile per via di una orgogliosa coerenza artistica, niente affatto calligrafica, che raramente ha fatto scopa con le luci della ribalta. Non che gli sia mai mancato l’appeal, la bella presenza, e men che meno la voce, ma più semplicemente l’inclinazione a compiacere altro che non sia l’espressione della sua personalissima arte.

Il Bowie chimentiano è un fiume carsico che nasce da lontano, a cui si può attribuire il merito di aver indirizzato le pulsioni e la prima parte di carriera di Andrea coi Moda (ragazzi, mi raccomando, attenti a non mettere accenti), ma che è poi scorso per decenni sottotraccia, riaffiorando d’improvviso con questo progetto, sorprendendo alle spalle il Chimenti cantautore tormentato e intimista a cui qualcuno forse pensava di aver preso le misure. E tuttavia, dinnanzi a una sfida così ardita, il pedigree non basta, giacché alla normale complicazione che un musicista affronta cimentandosi con un repertorio non suo, qui si affianca quella di dover scalare un mostro sacro, il più grande esempio di “recitazione” sulle sette note che il rock abbia mai partorito.

Crediamo che il segreto della buona riuscita dell’opera sia da attribuire alla passione e alla sincerità del suo autore, che non è caduto né nella tentazione di strafare, né in quella di stravolgere gli spartiti, mantenendo – ove possibile – un’immediatezza vicina a corde espressive a lui già familiari. Niente appare più semplice di ciò che viene naturale. E così il variegato repertorio bowiano viene riletto con la disinvoltura e la personalità di chi ne ha saputo cogliere anche i dettagli, restituendone una dimensione diretta e confidenziale, ben supportata da un combo di musicisti altrettanto appassionati, di cui citiamo per tutti il figlio Francesco Chimenti, abile polistrumentista già con i suoi Sycamore Age.

Da rimarcare la sofisticata scelta della scaletta, che spazia dalla fine degli anni 60 (“Space Oddity”) all’ultima “Lazarus”, ripercorrendo sì alcune tappe assai note (“Heroes”, “The Man Who Sold The World”, “Starman”, “Life On Mars?”) ma senza tralasciare delle autentiche chicche, come la splendida “Quicksand” tratta dalla (anche nostra) pietra miliare “Hunky Dory”, oppure
l’accoppiata “Fantastic Voyage”- “Yassassin” dal sottovalutatissimo album “Lodger”, con quest’ultima che aggancia scientemente una produzione del 1984 della Contempo Records a nome Litfiba: una cover-simbolo della gloriosa stagione fiorentina che vide anche Chimenti come suo protagonista. Registrato a Fiesole nel maggio scorso, impreziosito dal quartetto d’archi “I Nostri Tempi”, “Andrea Chimenti canta David Bowie” è un live raffinato e ambizioso, in cui cuore e talento trovano una sintesi che non mancherà di appagare anche i palati degli estimatori più esigenti dell’indimenticato Duca Bianco.

(13/10/2017)